Una frase a grande effetto:
“Qui censuran Benedetto!”
Forse è meglio precisare.
Non fa altro che parlare:
dall’altare e dall’ambone
prima e dopo la funzione,
agli arrivi e alle partenze,
dalla sala delle udienze,
dalla Piazza di San Pietro
quando parte e torna indietro,
dal suo davanzal lassù.
Te lo trovi alla tivù
a parlar dalla finestra
mentre attacchi la minestra
e al momento del caffè
sullo schermo ancora c’è
questo Papa Benedetto
che ti parla con affetto:
“Quello è brutto, questo è bello,
puoi far questo, non far quello.”
Il rettor della Sapienza
che ne apprezza l’eloquenza
gli apre l’Università:
“Da noi venga, Santità,
a parlare di valori
a scienziati e professori,
spieghi che la religione
vale più della ragione…”
Il rettore ha osato troppo
ed è nato qualche intoppo
alla visita papale,
un casino colossale.
Per cui il Papa rinunciò:
“A parlare non verrò!”
Il tam tam s’è scatenato:
“Benedetto censurato!”
Tutti insiem, destri e sinistri,
i peones, i ministri,
senatori e deputati,
santi e pluridivorziati,
i politici più seri
e i più noti puttanieri,
i neo padri come Fini,
i Caltagiron Casini,
i coerenti, gli inciucioni
come Baffo e Berlusconi,
quelli brutti e quelli belli,
le Binetti ed i Rutelli,
i prescritti, gli indagati
ed i pluricondannati,
sindaci di città sante
e d’Italia il più importante
che si scusa per iscritto.
Nel sapere il Papa zitto,
ringraziamo gli studenti
e di fisica i docenti
che ci han fatto molto lieti
perché a prediche e divieti
per un giorno offron rimedio.
E al rettore: dito medio.
Carlo Cornaglia |