Invitato dal rettore,
Benedetto, che ha il terrore
e il disprezzo per la scienza,
si presenta alla Sapienza
per cacciar dall’ateneo
il docente Galileo,
lo scienziato che abiurò,
ma la Chiesa sputtanò.
Galileo, un dei precari
con problemi pecuniari,
esportando il suo cervello
fece il gesto dell’ombrello
ed a Roma non c’è più.
Ora sta da Belzebù
e coi suoi finanziamenti
studia nuovi Sacramenti.
Tutte cose da demoni
come: falsi matrimoni
senza sindaco né chiesa,
con possibile sorpresa
che si tratti di due gay,
di due lui o di due lei,
confessioni con bugia,
morte con eutanasia,
preti e monache sposati,
comunione ai divorziati,
supermarket dell’embrione,
scuola senza religione.
Il deluso Benedetto
vuole fare un discorsetto,
ma nell’Università
più nessuno, ahimé, ci sta:
tutti son fuor dei confini
per avere più quattrini.
Son rimasti tre studenti,
fuori corso ripetenti.
Uno è il sindaco Veltroni
che si becca due ceffoni
e la frase rituale:
“Anche a scuola andasti male!”
Una è donna di sinistra,
Livia Turco, la ministra,
che passò la notte in bianco
nella laica veglia al fianco
del provocator Ferrara,
contro la brutal cagnara
di chi vuol Sua Santità
fuor dall’Università.
Benedetto si commuove:
“Superasti tali prove
che sarai Madre Teresa
da Morozzo per la Chiesa!”
Riman un terzo studente
ch’è di mole sconvolgente,
per l’intelligenza è noto
e per esser ateo devoto.
Si avvicina Benedetto
e gli porge un gruzzoletto:
“Grazie, hai lavorato bene
e ti do quanto ti viene…”
Lui controlla gli euro e fa:
“Grazie a Vostra Santità,
posso dire che il messia
paga meglio della Cia.”
Era un sogno e Benedetto
si risveglia nel suo letto,
per timor dell’accoglienza
non è andato alla Sapienza.
Carlo Cornaglia |